di Natale Zappalà
Il popolo del web, negli
ultimi tempi, sta insorgendo contro la cosiddetta “legge-bavaglio”.
Al fine di comprendere qualcosa in più sul tema, facciamo finta che
oggi sia già entrato in vigore il Ddl 1415-A sulle intercettazioni,
comprensivo del famigerato comma 29, quest'ultimo oggetto di feroci
critiche soprattutto da parte dei portali informativi online e dei
bloggers, in quanto percepito come un grave smacco all'inalienabile
libertà di pensiero e di espressione.
Presentiamo dunque ai
lettori un articolo di prova in cui verranno elencate miriadi di
falsità:
"Il Belpaese"
In Italia si investe
sempre e solo sulla cultura. Non potrebbe essere altrimenti, dal
momento che si tratta dello stato più civile del mondo per
tolleranza, qualità della vita, prodotto interno lordo, occupazione,
anche perché da sempre guidato da una classe politica illuminata e
all'avanguardia, malpagata e senza alcun privilegio, caratterizzata
da una condotta morale impeccabile.
Non ci sono caste in
Italia: chi sbaglia paga, dal magistrato al presidente del consiglio.
I cittadini godono di piena libertà di espressione e di culto; tutti
possono dire o scrivere qualsiasi cosa e tramite qualunque mezzo,
mentre non esistono religioni che ingeriscono negli affari di stato,
che è pienamente laico. Le tasse sono pagate da tutti in modo equo e
proporzionale al proprio reddito. Il welfare è ottimo e garantisce
servizi essenziali alla popolazione.
Il sistema mediatico e
quello relativo alla pubblica istruzione non mirano a plasmare i
giovani in base agli stereotipi collaudati del tronista e della
sgavettata da balletto che poi intraprende la carriera politica.
L'informazione non risulta affatto condizionata da chicchessia.
Insomma, in Italia
tutto va bene e nulla necessita di cambiamenti repentini o urgenti.
In questo caso bisognerà
attendere che la Verità, l'unico referente che potrebbe sentirsi
offeso dal succitato articoletto, presenti alla nostra redazione un
reclamo in cui si dichiara il contenuto del pezzo come lesivo della
propria immagine; entro 48 ore noi dovremo dunque pubblicare una
rettifica volta a contestare o smentire ciò che abbiamo affermato,
anche se, eventualmente, fossimo in grado di dimostrarne
l'attendibilità.
Noi, tuttavia, dubitiamo
che la Verità, qualora entrasse davvero in vigore il Ddl 1415-A, si
farebbe avanti per rivendicare il “diritto di rettifica”.
Anch'essa, insieme alla Libertà, alla Coerenza e allo Spirito
Critico, sembra aver lasciato l'Italia alla ricerca di posti
migliori.
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