di Vincenzo Laurendi
In un mese o poco piu' sono successi degli eventi che, a persone dotate di un minimo di sensibilita', farebbero accapponare la pelle.
Partiamo da Messina. Al Policlinico si e' scatenata una rissa tra ginecologi, le cui scintille sono state i soldi da una parte ed il potere dall'altra, mentre la povera puerpera, che aveva assolutamente bisogno di un cesareo, si sentiva male e per pochissimo non ha perso il bambino.
Trasferiamoci ad Avetrana, un tranquillo paesino pugliese, sconvolto da una delle più grandi tragedie che abbiano mai investito la Puglia e l’Italia. Sarah Scazzi, una ragazzina quindicenne, scompare nel nulla. Si scatenano le congetture, come la ragazzata, la fuga d’amore, eccetera. Invece, era una fuga disperata, una fuga da uno zio che abusava di lei e non aveva il coraggio di denunciare. E questa tragedia si conlude qualche giorno fa, e cosa peggiore, in diretta. Federica Sciarelli, conduttrice di “Chi l’ha visto”, è in diretta con la madre della ragazza, quando le annuncia che lo zio ha confessato di aver ucciso ed occultato il cadavere della nipote. La poveretta è allibita, fissa il tavolino della stanza in cui è seduta senza riuscire a parlare o rispondere, ormai denudata, davanti a migliaia di telespettatori, della propria dignità e del rispetto del suo personale dolore. Dopo molto tempo si rende conto che è meglio chiudere il collegamento, quando ormai lo scoop era fatto. La ragazza è morta, è confermato, viene trovato il cadavere in posizione fetale (ed anche qui atti di sciacallaggio, come le foto del cadavere scattate all’obitorio che hanno fatto il giro di internet, vere o false che siano), uccisa dallo zio pedo-necrofilo. Quindi, alla tragedia si aggiungono dei contorni più neri e perversi possibili. Invece, a Milano un tassista è stato picchiato a sangue per aver investito un cane, fermato da più persone che si sono gettate su di lui. Ma non solo. Una delle ragazze coinvolte ha confessato, e le è stata bruciata la macchina, oltre ad aver ricevuto pesanti minacce. Ieri, 12 ottobre 2010, però, sarà una giornata da ricordare.
A Roma, ripreso dalle telecamere, si accende un diverbio tra un ragazzo di 20 anni e una donna di 32. I due arrivano alle mani, e la donna ha la peggio. Colpita con un pugno, cade a terra e batte con la nuca, finendo in coma. Il ragazzo va via, ma la tragedia non è questa. Vari passanti vedono la donna a terra, ma nessuno le presta soccorso. Chi si affretta ad oltrepassarla, chi guarda, chi addirittuta scatta foto coi telefonini. Passa svariato tempo prima che venga soccorsa, tempo che potrebbe essere prezioso.
E ieri sera, al Galileo Ferraris di Genova, è andata di scena Italia-Serbia. O meglio, no. Dei facinorosi slavi, animati da motivi politici (quindi, che col calcio non c’entravano nulla), divelgono reti, le tagliano con le pinze, rompono le pareti di plexiglas con gli schienali dei seggiolini. Insomma, scatenano un inferno. La Uefa decide, dopo 38’ di ritardo, di far giocare ugualmente. Poi, al settimo minuto, all’ennesimo lancio di petardi, l’arbitro scozzese Thomson decide di sospendere la partita definitivamente. Tutto rovinato. Lo scanadalo non consta solo nell’accaduto, ma anche nella totale impreparazione ed indecisione dell’Uefa. La rabbia del giocatore Stankovic e l’incredulità disarmata del gigante Zigic sono le foto della partita. Ha detto Prandelli che prima della partita, il portiere Stojkovic, nel loro spogliatoio, “tremava come una foglia”, aggredito da dei (permettetemi il termine) perfettissimi idioti che gli hanno lanciato addosso dei fumogeni.
Montezuma, 600 anni fa, strappava il cuore a vittime ancora vive per sacrificarle al Dio Sole, e ciò aveva aizzato il “perbenismo” di Cortès che decise il genocidio di una specie “senza civiltà e senza anima”. In 600 anni, però, non è cambiato granchè. Ci siamo solo più raffinati. Perché, diciamolo chiaramente, la società moderna è fallita miseramente. Figli che ammazzano i genitori, magari per due soldi, madri che gettano neonati nella spazzatura o nelle lavatrici, gente che preferisce dar più credito a ciarlatani strapagati che non hanno mai visto ma che sono in televisione, anziché a coloro che definiscono “amici”, ma che fanno cose più umili ma magari più belle ed autentiche, gente che se ne frega uno dell’altro, in un’epoca dove le pugnalate figurate fanno più male di quelle vere, dove l’amore e l’amicizia sono diventati sentimenti di convenienza.
Forse l’articolo è duro, crudo, cruento, scomodo. Ma la speranza è che sia la secchiata d’acqua gelida che ci svegli dal nostro letto di torpore, il colpo di faccia sul muro di una realtà surreale che piano piano ci sta sopraffacendo. Ormai ci stiamo desensibilizzando, ci stiamo abituando all’orrore, e la televisione ha dato il suo bel contributo, ad esempio, nel trattare terribili tragedie come spettacolo (vedi Garlasco, Erba e Cogne). Come ha detto il grande Caparezza “fa male come un dente che si caria/ il mio debole per le vittime della storia;/ le hanno odiate, umiliate, lasciate alla sorte/ per fargli la corte/ dopo la morte.” E la storia di vittime ne ha fatte tante, troppe. Come, tanto per citarne alcuni, il genocidio degli Indiani, degli Ebrei, degli Armeni, dei Tutsi, degli Incas, degli Aztechi e dei Maya. Proprio questi ultimi si stanno vendicando alla grande, perché ci hanno preso in pieno. Non ci sarà bisogno di catastrofi naturali o innaturali, per autoannichilirci. Il 2012 è già qui.
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