di Vincenzo Laurendi
Abbiamo seguito un po' tutti, con apprensione e partecipazione, la terribile avventura di 33 minatori in Cile. Quasi 70 giorni fa questi poveretti sono rimasti intrappolati a 700 metri di profondita' nella miniera di Copiago, e sarebberero dovuti uscire a Natale, ma per fortuna, son riusciti ad estrarli con un mese e mezzo di anticipo. Tutto bello, bellissimo, un miliardo di persone ha seguito il salvataggio in diretta il Cile è in festa. Eppure, c’è chi è stato capace di ridurre questa notizia a qualcosa di puramente ridicolo. Infatti il tg5 ha mandato in onda il servizio sul recupero dei minatori paragonandoli all’uscita dei concorrenti del Grande Fratello, un bellissimo “ritorno alla vita”. Cito le abominevoli parole del servizio: “capita di assistere ad un evento toccante ed inedito come la liberazione dei minatori cileni ed avere la strana sensazione di averlo già visto. È l’uscita di Mario Sepùlveda, il secondo dei minatori a sbucare dalla capsula, ad avere qualcosa di familiare. Urla, risate, abbracci. È la gioia del ritorno alla vita. E però, quall’uscita spettacolare riporta alla mente quella, certo molto meno drammatica, e volontaria di quella dei concorrenti del Grande Fratello. A colpo d’occhio, le sequenze sono identiche. Ed in un certo senso, è identico lo stato d’animo di chi esce dalla cattività, che sia in miniera o in un reality, è l’urlo dell’uomo che si riappropria della vita. E che la assapora, come mai prima. Quando nacque, dieci anni fa, il GF era proprio questo, un grande esperimento sociologico, prima ancora che mediatico, per vedere come reagiscono, prigionieri per circa tre mesi, uomini e donne spiati giorno e notte con le telecamere. Ma ancora una volta, la realtà ha superato la fantasia, perché tutta la vicenda dei 33 minatori assomigliava ad un reality. Li abbiamo spiati mentre parlavano attraverso il video con le loro famiglie, quasi fossero in un confessionale, e li osserviamo curiosi per una volta che il dramma volge in favola bella. Un grande reality con un premio che più grande non si può, e tutti vincitori. ” Da questo servizio emerge un solo, grande perdente: il giornalismo vero, seguito dall’umana dignità. Non si possono paragonare 33 uomini che si spaccano le mani e la schiena a lavorare in miniera, che portano a casa quei quattro soldi giusti giusti (e a volte nemmeno) per sfamare le proprie famiglie, con degli emeriti cretini che si rinchiudono volontariamente (come ribadito anche dal servizio) in un bunker a non fare nulla se non allenarsi in spericolate coreografie con il tema di Ufo Robot o in test (sempre falliti) di grammatica o di cultura generale. Non si possono paragonare persone che vengono “spiate” per osservare il loro stato di salute a gentaglia che viene spiata volontariamente. Nessuno ha chiesto ai concorrenti del GF di entrare nel bunker e chiudersi tre mesi, mentre c’è chi lo deve fare per necessità, e per giunta, rischiando la vita. Eppure, mentre gli scavatori non hanno che miserrimo premio, i cretini vengono coperti d’oro, migliaia di euro, fama, notorietà e servizi sui giornali per…niente. Assolutamente nulla. Il vuoto totale. Ci sono testate giornalistiche che mentono sapendo di mentire, come quando parlano di “assoluzioni” mentre in realtà si tratta di “caduta in prescrizione”, concetti quasi diametralmente opposti, oppure, quando negano l’esistenza di alcune notizie, o storpiano i nomi di coloro che attaccano (giustamente) coloro che poi sono i padroni del redattore del tg, o peggio ancora, costruiscono telegiornali di mezz’ora strutturati in questo modo: 3 minuti a raffica di tragedie, sparatine, ammazzamenti, estorsioni, attentati, cadute di Wall Street e subito dopo, 27 minuti di backstages di calendari (con nudi in fascia protetta quando proprio loro fanno i moralisti), le notizie sugli strafalcioni dell’ultima pupa ignorante apparsa in tv, o del settantaseiesimo fidanzato della soubrette che ne cambia un centinaio all’anno. È questo il giornalismo italiano? Diceva Martin Luther King: “Nulla al mondo è più pericoloso che un'ignoranza sincera ed una stupidità coscienziosa”. Siamo arrivati al punto in cui essere informati è molto peggio.
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