di Stefania Guglielmo
Curiosità, giovinezza: parallelismi, realtà che crescono e talvolta svaniscono insieme.
Futuro migliore, giovinezza ben vissuta: direttamente proporzionali.
Sono i giovani, quei boccioli così criticati od a volte così protetti, dai quali i più grandi – le radici ed i possenti rami – pretendono di render bello tutto l’alberello.
Ma un bocciolo è solo un bocciolo e spesso al troppo freddo cede.
Un albero è bello quand’è fiorito, vi son le radici che compiono un lavoro assai più lodevole, ma a mutar il suo aspetto son proprio quei fiori.
Affinché i fiori nascano, però, ci vuole cura.
Così è un ragazzo, un giovane bocciolo, ha tutte le possibilità di diventare un bel tulipano odoroso; ma come mai, sovente, si sciupa e cade?
Il bocciolo ha bisogno del sole, dell’acqua e del lavoro di tutto il suo albero per sfoggiare finalmente la sua estrema bellezza ed aprirsi in un fiore; così un ragazzo ha bisogno di una guida e di quei luoghi fondanti dove porsi domande per diventare un individuo ed un cittadino vero. La scuola per un giovane è come il sole per un tenero bocciolo; se c'è buio, esso emana, al pari di ogni pianta, i suoi effetti peggiori.
Un giovane passa dalle cinque alle otto ore dentro un’aula scolastica in cui inizia a confrontarsi con i coetanei e con chi, per la prima volta, lo giudica e giudica le sue possibilità di diventare un fiore. Le ore trascorse lì dentro sono poi quelle della fase più inquieta, quando le domande sono troppe e la padronanza di sé è men che discreta. Sono le domande che appartengono al periodo in cui si crede più di essere il giudizio che gli altri sviluppano della propria persona e non quello che in realtà si sente di essere profondamente.
Ecco ciò che la scuola dovrebbe essere: l'amorevole cura di ogni bocciolo, con la particolare attenzione e la valorizzazione di ogni suo diverso colore.
Ciò che invece è: un ufficio di dipendenti e di malcapitati. Un ufficio in cui si firma, si prendono le presenze che spesso arrivano al ristretto numero di trentacinque persone. Numero, che bella parola! Ecco, infatti, quel bocciolo unico nelle sue sfumature trasformarsi nel numero dieci che ha il dovere di seguire almeno duecento ore di lezione. Lezioni la cui prassi è quasi sempre (non escluse rarissime eccezioni) lo studio di manuali talvolta non riportanti neppure la totale verità del tema; lezioni da imparare, non si sa se per il contentino dei genitori o di chicchessia, o per il piacere personale di procacciarsi un bel nove alla fine dell'anno; un nove nel quale molti hanno il coraggio di riconoscersi. Lezioni da rievocare nell’interrogazione, quasi mai coincidente al giusto giudizio di quelle poche persone a cui preme insegnarti qualcosa, a cui preme impartire una sapienza fatta di consapevolezze dettate dal tempo, dalla storia, che non si limitano ad essere le pagine di un libro che si venderà a metà prezzo l'anno venturo, ma sono, o potrebbero essere, le risposte che tanto cercavi.
No, troppo faticoso e sconveniente attuare nella scuola, punto di partenza, un progetto in funzione del concreto cambiamento delle cose di cui tanto ci lamentiamo, non lo si faccia, per carità!
Si continuino a recidere i petali di questi boccioli, li si riduca a mendicare un aiuto, poiché conviene lasciarli smarriti, senza riferimenti o valori, rendendoli possibili capri-espiatori di tutto, così si aggrapperanno alla prima sciocca proposta da parte delle istituzioni o di altre realtà manipolatrici, incapaci di criticare.
Ma soprattutto lasciamo nell'ignoranza e facciamo tacere quelli che fra di loro non si limitano ad accontentarsi di tutelare i propri favori e, nonostante gli scontri con una realtà oggettivamente crudele, credono ancora, si domandano ancora e gridano il loro dissenso.
La scuola, uno di quei luoghi fondanti dove si diventa individui, oggi rende muti tutti gli urlanti.
Per questo: scuola ci manchi, sarebbe stato bello conoscerti!
Per questo: scuola ci manchi, sarebbe stato bello conoscerti!
Complimenti per l'articolo! Bello sul piano dello stile, della forma, della critica, dell'analisi dettagliata e inquadrata a livello generale. La metafora è geniale e dovrebbe essere così. Ci voleva una denuncia simile di un problema tra i primari della nostra società. Continua così!
RispondiEliminaSiamo arrivati al punto paradossale in cui le crepe profonde partorite da un sistema profondamente deficitario sul piano della cultura e della sociologia, quale la pubblica istruzione allo stato attuale, non fanno altro che alimentare le pretese di onnipotenza ed eternità della maggioranza del corpo docente che consente il proliferare della numerologia e del nozionismo, che alimenta il senso di abbandono patito dagli studenti speranzosi come l'autrice dell'articolo. "Sventurata quella terra che ha bisogno di eroi", diceva un grande poeta tedesco..
RispondiEliminaPartendo dalla mia semplice esperienza, sono contenta di essermi resa conto , dal momento della pubblicazione ad ora, di essermi fatta portavoce di tanti "boccioli" meno urlanti di me. Ringrazio per il commento qui fatto e per quello che ho avuto il piacere di leggere nell'altro blog e di avere la possibilità d'esprimermi , confrontarmi e crescere grazie l'esperienza in agoghè. La mia speranza , riguardo questo e molti altri argomentii, è che aumentino i giovani coraggiosi e con loro gli adulti desiderosi di ascoltare.
RispondiEliminaBellissimo Stefy...Concordo pienamente e mi complimento, non solo per il modo in cui è scritto, ma soprattutto per aver soffiato via "l'alone di omertà" che aleggia intorno all'Istituzione Scolastica ed aver esposto chiaramente quello che è il pensiero di molti (me compresa). Ancora complimenti.
RispondiEliminaUn abbraccio, Imma.