di Saverio Verduci
Non avremmo mai voluto dare e sentire una notizia del genere, ma nonostante ciò nessuno si indigna!
E' la tragica, triste realtà che oramai da tanto tempo si trascina in Italia, o meglio dire da quando nel nostro paese si è deciso di imbavagliare la cultura e di porre la scuola e la pubblica istruzione in genere sotto regime, oserei dire quasi dittatoriale.
E' la triste, tragica, disperata scelta di una persona, un collega, che dopo avere speso gli anni migliori della propria vita a studiare, a credere nella cultura, a contribuire a far nascere cultura, di colpo e nel nome di un gruppo di persone rappresentati, ma solo rappresentati e nulla di più, da una tizia che si professa prodiga “salvatrice della cultura e della scuola italiana” ha visto crollare e volatilizzare nel nulla ogni suo sogno, ogni sua speranza, ogni sua aspettativa negate proprio dall’utilizzo scellerato e criminale che si è fatto e si sta continuando a fare, di quella cultura e di quella ricerca della quale questo giovane era innamorato e alla quale questo giovane aveva dato tanto…
E’ la triste realtà contro la quale hanno lottato e stanno continuando a lottare tanti giovani studiosi, ricercatori, professori PRECARI del nostro paese nel più totale e assoluto silenzio dei media nazionali e dei sindacati di categoria che mai, se non in qualche rara occasione e solo per circostanza e nient’altro, hanno affiancato queste persone…già come se essere precario ed essere utilizzato all’occorrenza e poi gettato nel cestino, nel nostro paese debba costituire la regola e non una grave anomalia di un sistema, quello della pubblica istruzione, assolutamente mal gestito e ridotto “alla non istruzione”.
E’ la storia di un giovane dottorando in “filosofia del linguaggio” presso la facoltà di lettere dell’Università di Palermo che aveva conseguito la laurea in “filosofia della conoscenza e della comunicazione” riportando la votazione di 110 e lode che ieri in un momento, forse uno dei tanti momenti che purtroppo ognuno di noi PRECARI conosce bene, ha compiuto un gesto estremo, quello di lanciarsi da un terrazzo della stessa facoltà di lettere morendo sul colpo…Già quella stessa facoltà che lo aveva visto crescere culturalmente e che in questo triste momento gli aveva tolto, per ragion d’altri, la speranza, la sola speranza di credere in un futuro.
E’ la storia di Norman Zarcon di 27 anni che prima di lasciarci ha lasciato scritto: "La libertà di pensare è anche libertà di morire. Mi attende una nuova scoperta anche se non potrò commentarla". Parole che fanno rabbrividire e al contempo riflettere sulla triste realtà che sta travagliando la cultura e il sapere del nostro paese e noi tutti siamo costretti ad assistere impotenti difronte alla distruzione di tutto ciò.
Pubblicato su www.costaviolaonline.it
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