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domenica 20 novembre 2011

Chi siamo? Da dove veniamo? Perché siamo qui?


di Manlio Adone Pistolesi

Molti filosofi, poeti e scienziati ci hanno definito come un agglomerato di polveri stellari, un miscuglio di elementi chimici, un complesso gruppo di pensieri e immaginazioni... Altro non siamo che un frutto dell'evoluzione: un insieme di casi fortuiti che hanno contribuito alla nostra origine.
Ma perché noi?
Grazie ad un insieme di eventi quali una posizione favorevole del pianeta nello spazio e ad altri accadimenti catastrofici che hanno fatto estinguere le grandi lucertole carnivore ed erbivore, i mammiferi hanno potuto incominciare a conquistare il pianeta Terra e ad evolversi fino alle forme attuali.
I nostri antenati, le scimmie antropomorfe, non erano molto diverse da quelle di "oggi". La vera differenza sta nella capacità di camminare. Infatti, al contrario di ciò che molti credono, le scimmie incominciarono ad acquistare una spiccata curiosità quando scesero dagli alberi delle foreste e incominciarono a camminare su due zampe. Questo semplice atto fu per noi il "primo passo" verso una veloce evoluzione che ha come prodotto il genere umano.
Insomma, il genere umano non é altro che un caso fortuito, un prodotto inaspettato dovuto a condizioni favorevoli. I primi uomini non solo dovevano sfidare la natura, ma anche l'evoluzione. La postura eretta comportò diversi cambiamenti. L'uomo stando alzato sui due arti posteriori, nonostante la piccola altezza – 1,30/1,50 metri –, poteva osservare il mondo con tutt'altra prospettiva. Poteva avvistare i predatori e le prede a distanza, e questo comportò un'evoluzione della sua vista. Con la postura eretta poteva raggiungere gli alberi e raccogliere frutti. Questo cambiamento posturale modificò anche il corpo stesso dei nostri antenati: l'osso del piede si abbassò fino a toccare terra ed ebbe una maggiore aderenza al suolo, sviluppando ulteriormente la capacità di corsa. La schiena si raddrizzò e le mani, che fino a quel momento erano servite per poter camminare, diventarono futili; per questo motivo, i nostri antenati – i vari Homines – cercarono di impiegarle in altro modo. Quindi, dal piccolo atto di un quadrupede che diventa bipede, si genera una specie nuova, progredita e pronta a conquistare il mondo. Sin dai primordi della storia a noi conosciuta l'uomo ha cercato sempre di migliorare la sua vita attraverso le innovazioni tecnologiche. Le diverse innovazioni tecnologiche e scientifiche, sempre più rivoluzionarie, che l'uomo attuò, servivano a dominare la natura circostante, terrificante e brulicante di pericoli.
L'essere umano é dunque il frutto di un'evoluzione complessa e diversificata. La storia dell'uomo, confrontata con la nascita del pianeta e paragonata ad un coevo calendario, rappresenta soltanto l'ultimo minuto del 31 dicembre. Questo dimostra quanto la nostra evoluzione sia stata veloce e pericolosa, se teniamo conto di tutti fenomeni catastrofici che abbiamo dovuto affrontare.
Oggi, possiamo definirci come i dominatori della Terra. Ma saremo capaci di gestire il nostro pianeta? Svilupperemo macchinari futuristici capaci di migliorare ulteriormente la nostra vita? Raggiungeremo mai altri Esopianeti? A quali ostacoli andremo incontro?
Come disse Einstein in uno dei suoi celebri aforismi, «Non sarei un vero scienziato se non credessi all'ignoto».

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