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mercoledì 22 giugno 2011

Filosofia

di Stefania Guglielmo

La filosofia è una scienza che non tende a realizzare praticamente qualcosa.
La filosofia è una scienza compresa da pochi, eppure conosciuta inconsapevolmente da molti.
La filosofia è meraviglia; si potrebbe parlare di filosofia non appena si instaura un rapporto con la propria meraviglia.
La meraviglia è lo stupore, quella propensione alla grandezza ed è propria dell’uomo.
La filosofia è ricerca disinteressata, è ricerca continua di risposte intimamente indispensabili, eppure non praticamente e immediatamente utili.
La filosofia è forse l’unica scienza che non necessita di rigorose nozioni, ma nasce spontaneamente dove si sviluppa la meraviglia.
La filosofia è forse l’unica scienza che si può possedere senza saperlo.
La filosofia non è una dottrina alla quale aderire, non ha limiti né pretese, la filosofia è il rapporto con la propria vita.
La filosofia è attenzione che produce maggiore attenzione al fine di produrre consapevolezze.
La filosofia è applicabile a ogni campo, perché la filosofia è il rapporto dell’uomo con se stesso e in seguito con tutte le cose.
La filosofia è la cura incondizionata di ogni domanda che ci si pone la sera.
La filosofia non è e non ha verità, essa è esclusivamente il richiamo più forte e più dolce della verità.
La filosofia è facile poiché è proprio dell’essenza umana il partecipare dell'esperienza.
La filosofia è difficile perché difficile è per molti affermare a cosa essa serva.
La filosofia è difficile perché oggi ciò che non è palesemente e praticamente utile non serve.
La filosofia è praticamente utile poiché ricerca le cause e i principi come tutte le scienze, ma le sue cause e i suoi principi riguardano quella dimensione urlante dell’uomo che, pur venendo costantemente e brutalmente ignorata, acutizza sistematicamente e instancabilmente il proprio richiamo.
La filosofia è praticamente utile per vivere la vita in profondità, con personalità e nella verità.
La filosofia è praticamente utile per non vivere la vita senza conoscerla e poi trovarsi disarmati quando essa, con audacia, si presenta.
La filosofia è in ognuno di noi.

domenica 12 giugno 2011

Normalità o alterità?



di Stefania Guglielmo

«Ognuno di noi è una contromarca d’uomo, in quanto che è tagliato come sogliole, è di due uno e però cerca sempre la propria metà. […] ma quanti sono una fetta di maschio danno la caccia al maschio e finché sono ancora fanciulli amano gli uomini e godono a giacere e a starsene abbracciati con gli uomini e questi sono tra i fanciulli e i giovinetti migliori, perché i più virili di loro natura. Certo non mancano quelli che li chiamano impudenti ma mentiscono. […] e se ad essi nel momento in cui giacciono insieme si presentasse Efeso con i suoi strumenti alla mano e chiedesse loro : “che volete, o uomini, che avvenga di voi, all’uno per opera dell’altro? Desiderate voi soprattutto essere nello stesso luogo l’uno con l’altro in modo da non separarvi mai né di notte né di giorno?” […] a udir ciò sappiamo bene che nessuno, proprio nessuno, risponderebbe di no, né mostrerebbe d’aver mai desiderato altro, ma crederebbe d’aver udito precisamente ciò che egli desiderava da tanto tempo: di sentirsi unito e fuso con l’amato e divenuto di due un essere solo. E la ragione è appunto questa: che tale era in origine la nostra natura e che eravamo interi. Ebbene al desiderio e alla caccia dell’insieme si da il nome di amore».
Platone, Simposio, Discorso di Aristofane

Sono queste le parole che l’ateniese Platone poneva in bocca ad Aristofane in uno dei suoi più noti dialoghi. La circostanza era la medesima: una riunione tenutasi in casa di Agatone, alla quale prendevano parte alcuni intellettuali del tempo, prefiggendosi di celebrare Eros, il dio greco dell’amore. Si parlava dunque di cosa fosse l’amore, delle sue origini e delle sue conseguenze e, a tal proposito, arrivato il suo turno nella catena simposiale, Aristofane – al fine di illustrare ai convitati la sua concezione dell’amore – proferisce un discorso sulla genesi degli uomini. Era sferica, per il commediografo, la forma originaria degli esseri umani, ma in seguito venne spezzata in due per ira divina, costringendo gli uomini alla ricerca perenne della propria metà perduta. Aristofane tratta poi dell’amore fra uomo e donna nato dalla divisione delle sfere composte dal sesso originato dal sole (il sesso maschile), e da quello originato dalla Luna (il sesso femminile), ma parla anche dell’amore fra donna e donna e di quello fra uomo ed uomo, quest'ultimo generato dalla divisione delle sfere di sesso androgino. Distingue così tre sessi NATURALI dell’uomo ma li fa convergere nell’unico discorso che riguarda Eros, il quale, a pari livello e dignità, li colpisce tutti indistintamente.
Non vi era dunque distinzione all’interno dell’amore nel mondo greco, anzi, un'ipotetica distinzione risultava inconcepibile poiché l’intensità e la veridicità di Eros non poteva dipendere dal sesso dell’amante, quanto piuttosto dal suo desiderio di sentirsi unito con il proprio amato. Inutile precisare che, nonostante il pensiero occidentale moderno affondi le proprie radici nel mondo greco, la concezione dell'amore all'interno della società odierna è notevolmente cambiata.
Oggigiorno, il rapporto uomo-donna viene ritenuto espressione della «normalità» e, allo stesso modo, le altre tipologie di rapporto sono considerate «altre» rispetto al «normale». Oggi è «malato» e quindi «bisognoso di aiuto» chi non è «normale»: ma siamo sicuri che le caratteristiche più diffuse, le uniche degne di nota, siano quelle della supposta «normalità»?
Persino la religione maggioritaria in Italia, quella cattolica, sulla base dell'interpretazione della Bibbia, giudica la coppia eterosessuale come unica depositaria dell’immagine di Dio. Alcuni critici sostengono che in realtà Gesù Cristo non si sia mai espresso a riguardo e che, addirittura, la concezione cattolica contraddice lo stesso messaggio messianico, considerando l’omosessualità alterazione della normalità e limitandone i diritti. Tuttavia, al di là di qualsivoglia professione di fede o ideologia, è opportuno che almeno all'intero degli ambienti istituzionali – le scuole o gli uffici per esempio, venga finalmente adottato un atteggiamento coerente, coscienzioso, comprensivo e tollerante nei confronti della naturale diversità degli orientamenti sessuali relativi ad ogni singola persona.
Si pensi alle classi numerose di oggi, nelle quali viene impartito l'insegnamento della religione cattolica: spesso esse annoverano una vasta gamma di adolescenti che nell’ambito delle loro profonde diversità individuali hanno il sacrosanto diritto di non sentirsi definiti «anormali», «diversi» o protagonisti di situazioni drammatiche. E' una violenza psicologica bella e buona la pretesa di etichettare come portatori di anomalie (o addirittura di «malattie») qualsiasi tipo di individuo e, per chi volesse impostare una discussione di carattere etico, sarebbe certo maggiormente amorale arrogarsi il diritto di giudicare le preferenze sessuali degli altri piuttosto che condurre la propria vita – con coerenza e nel rispetto della legge e del complesso dei cittadini – attuando liberamente le proprie scelte.

martedì 7 giugno 2011

Il mondo finirà per idiozia?


di Natale Zappalà
Si nasconderebbe un'apocalittica pandemia, originata da un nuovo, mortifero, virus dietro l'impressionante mole di comportamenti insensati dominanti le cronache delle ultime settimane. La sensazionale rivelazione è stata annunciata dall'emerito Prof. Filippo Maria Mustazza, il più grande interprete del profeta e taumaturgo Leonzio Copronimo, un dotto bizantino vissuto nel IX sec. d.C., il quale avrebbe preconizzato la fine del nostro mondo nell'anno 2011.
Nessuna apertura di sigilli, nessuna collisione con pianeti o meteoriti, niente diavoli o anticristi: secondo il Copronimo, il nostro pianeta collasserà in seguito alla diffusione di un morbo letale, che indurrà le fonti vitali della Terra all'autodistruzione. Il Prof. Mustazza, sulla base dell'analisi storico-filologica condotta sulle Sykonikà, il celebre poema con struttura piramidale composto dal Copronimo, ha individuato nella cosiddetta «idiozia contagiosa» il male oscuro che condurrà il mondo alla rovina. Di seguito il frammento esaminato dall'insigne studioso (Leon. Copron., Sykonikà, 69, versetto ventordici):

Venti dracme il leone di Britannia
ruggirà come tributo nuziale.
Le plebi impazziranno e Apollo si oscurerà,
Oceano seccherà e le stelle cadranno per disperazione
settemilacinquecento anni dopo Adamo
quando, nella terra di Taras, al villico divenuto eroe
saranno concessi culti e corone
e gli atleti menzogneri del circo
non negheranno l'evidenza.

Secondo la tesi del Mustazza, questo criptico passo descriverebbe la pandemia ormai in atto, offrendo inoltre dei precisi riferimenti cronologici, dal momento che il 7519º anno dalla nascita di Adamo (così i bizantini computavano gli anni al tempo di Leonzio Copronimo) corrisponde esattamente al nostro 2011.
Il «leone di Britannia» che esige «venti dracme come tributo nuziale» sarebbe da spiegare con la recente notizia relativa alla mostra allestita dai Windsor, la casa regnante inglese, nel corso della quale i visitatori potranno ammirare, pagando venti euro a persona, nientemeno che l'abito nuziale indossato da Kate Middleton, sposa del principe William.
Il «villico divenuto eroe», al quale «saranno dedicati culti e corone nella terra di Taras», si identificherebbe con Michele Misseri, che vive effettivamente ad Avetrana, in provincia di Taranto (l'antica città di Taras), l'unico reo confesso, accusatosi di un orribile omicidio, non soltanto rimesso in libertà, ma in grado persino di piazzarsi sulle reti nazionali (dietro lauto compenso?) per spiegare le modalità dell'uccisione e dell'occultamento del cadavere di Sara Scazzi salvo poi cambiare versione per l'ennesima volta. D'altro canto, l'opinione pubblica italiana, invece di condannare certi comportamenti obbrobriosi, no fa che parlare di «zio Michele» e, la scorsa domenica, due «turisti dell'orrore» hanno suonato il citofono di casa Misseri sperando in un autografo. Se non è idiozia contagiosa questa...
Gli «atleti menzogneri del circo», infine, sarebbero quei giocatori di serie B coinvolti, nei giorni scorsi, nell'ennesimo scandalo-scommesse. Uno di essi, Vittorio Micolucci, interrogato dalle autorità, ha candidamente ammesso di aver accettato dei soldi per combinare il risultato di una partita della sua squadra, l'Ascoli, ma lui, alla fine, aveva giocato bene, come al suo solito, rinunciando a una forte somma. Come dire, attestare l'esistenza delle porcherie all'interno mondo del calcio per poi cercare di dimostrare che tutto viene messo in secondo piano dalle virtù agonistiche del singolo. In dialetto reggino il tutto si riassumerebbe nella frase «Sa vulivunu 'mbiscari, ma ieu sugnu troppu forti!» (Avrebbero voluto combinare la partita, ma io sono troppo forte!). Anche questa un'idiozia bella e buona, a prescindere dalla supposta concordanza col frammento di Leonzio Copronimo.
In definitiva, la teoria del Prof. Mustazza sembra fondarsi su basi intepretative solide. Comunque sia, Leonzio Copronimo non appare meno attendibile di altre, sedicenti, figure di profeti come Nostradamus, Mamma Shipton o Malachia. Né tantomeno potrà mai essere discussa l'evidente proliferazione dell'idiozia contagiosa in seno alla società contemporanea, anche se pare che essa piaccia soprattutto ai bambini, specie per il roseo futuro che sembra aspettarli seguendo tale scia.
Insomma, se Copronimo e quindi Mustazza dovessero aver ragione, non ci resterebbe altro che pregare l'antichissimo animale totemico, invocato nelle opere del sapiente bizantino come l'unico rimedio ai mali di cui soffrirà il mondo: la crapa preistorica da corsa.

APPENDICE

Copronimo, in greco, significa «nome di cacca».
Sykonikà, in greco, significa «cose inerenti l'apparato genitale femminile».
Risulta vero che i Bizantini computavano gli anni a partire dall'età di Adamo, così come Taras era il nome greco di Taranto.
Il passo di Leonzio Capronimo, inventato dall'autore dell'articolo, è ispirato alle non meno stupide quartine di Nostradamus.
Il numero ventordici non esiste.
Non esiste il Prof. Filippo Maria Mustazza, né il morbo dell'idiozia contagiosa, anche se su quest'ultima affermazione, viste le recenti vicende, non siamo sicuri.
L'articolo soprastante, ovviamente, non è affatto veritiero, seppur animato da una cruda satira della società contemporanea. Ogni riferimento a previsioni, profezie, vaticinii o segreti di Fatima è puramente casuale.
Le uniche cose vere, purtroppo per noi, sono le notizie di cronaca riportate supra.

domenica 5 giugno 2011

Quel 12 giugno di sei anni fa...


di Natale Zappalà
Pochi italiani ricorderanno che nei prossimi giorni, il 12-13 giugno 2011, ricorrerà un anniversario particolare: esattamente sei anni fa l'elettorato veniva chiamato alle urne in occasione del Referendum abrogativo sulla legge n. 40 del 19/2/2004, “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”, distinto in quattro quesiti:

  1. procreazione medicalmente assistita – limite alla ricerca clinica e sperimentale sugli embrioni – abrogazione parziale;
  2. procreazione medicalmente assistita – norme sui limiti all'accesso – abrogazione parziale;
  3. procreazione medicalmente assistita – norme sulla finalità, sui diritti dei soggetti coinvolti e sui limiti all'accesso – abrogazione parziale;
  4. procreazione medicalmente assistita – divieto di fecondazione eterologa – abrogazione parziale.

Precedentemente, una coalizione composta da Radicali Italiani, Associazione Luca Coscioni, Democratici di Sinistra, Socialisti democratici italiani, Rifondazione Comunista e alcuni esponenti di centro-destra (nuovo PSI, il Partito Repubblicano e il forzista Alfredo Biondi) aveva ottenuto dalla Corte di Cassazione l'ammissibilità di quattro quesiti di abrogazione parziale della legge, mentre veniva sancita l'inammissibilità del quesito di abrogazione totale, raccogliendo più di un milione di firme. Il «fronte del sì» mirava sostanzialmente a:

  • garantire la fecondazione assistita non solo alle coppie sterili ma anche a quelle affette da patologie geneticamente trasmissibili;
  • eliminare il limite di poter ricorrere alla tecnica solo quando non vi sono altri metodi terapeutici sostitutivi;
  • garantire la scelta delle opzioni terapeutiche più idonee a ogni individuo;
  • dare la possibilità di rivedere il proprio consenso all'atto medico ogni momento;
  • ristabilire il numero di embrioni da impiantare.

Il 12-13 giugno 2005 solo il 25,9 % degli aventi diritto si reca a votare: il quorum non viene raggiunto anche perché il «fronte del no» – guidato dal comitato “Scienza & Vita” – si fa portavoce di una massiccia campagna promozionale inneggiante all'astensionismo, coadiuvato dalla Chiesa Cattolica, in particolare dal Card. Camillo Ruini, allora presidente della CEI, che non perde occasione per invitare – cripticamente, è chiaro – l'elettorato cattolico a disertare le urne, in quanto «è inutile inseguire cambiamenti della legge in Parlamento poiché bessuna modifica apporterebbe miglioramenti alla legge 40/2004, la quale salvaguarda principi e criteri essenziali».
A distanza di sei anni, nonostante il non raggiungimento del quorum, le coppie italiane, anche se cattoliche, non esitano a recarsi presso prestigiose cliniche estere, soprattutto a Barcellona, per sottoporsi a terapie di procreazione medicalmente assistita non consentite all'interno del Belpaese. Il Referendum abrogativo del 2005 è costato allo Stato Italiano qualcosa come 364.819,450 euro.
Sarebbe bastato, in omaggio ai dettami della democrazia diretta, che quella vasta porzione di cittadini pregiudizialmente contraria ai quesiti referendari del 2005, si fosse recata a votare per il NO, attendendo poi gli esiti del computo delle preferenze basati sul principio della maggioranza semplice anziché affidarsi a una normativa – quella che regola il quorum referendario in Italia – fallacea e liberticida. Sarebbe bastato riflettere sui principi di tutela della diversità confessionale che dovrebbero vigere all'interno di uno stato laico. Sarebbe bastato assolvere coscientemente e coerentemente il diritto-dovere di ogni elettore italiano: quello di recarsi sempre e comunque a votare. Per non dimenticare.