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giovedì 28 aprile 2011

Viabilità: la gotica Costa Viola


di Natale Zappalà
La nebbia avvolge l'entroterra, dai Piani alla Corona a Paparone; acqua, pietre e fango sul litorale fra Bagnara, Favazzina e Scilla; nuvoloni grigi, nebbia fitta e pioggia nell'aere. Ebbene, si provi a rintracciare un paesaggio più suggestivo di quello della Costa Viola in questi giorni così segnati dalle intemperie e dai conseguenti problemi di viabilità. Cosa importa se poi per fare trenta chilometri in auto ci vogliono due ore?
Chi altro può vantare scenari gotici come la frazione di Pellegrina e il quartiere di Porelli immersi dalla bruma grigiastra a mò di Transilvania o il litorale compreso fra la «Casa Florio» e la Chianalea dominato dalle rocce aguzze che si sbriciolano sul selciato rinnovando ogni giorno, davanti agli occhi increduli e sopra le teste in pericolo degli automobilisti imbufaliti, il miracolo del carsismo.
Eppure, la popolazione residente e gli operatori turistici o commerciali trovano ancora il coraggio di lamentarsi. Ci si lagna di consegne posticipate, approvvigionamenti saltati, di pendolari e di pazienti peggiorati o deceduti nella vana speranza di raggiungere l'ospedale più vicino, quando poi si può godere di scenari naturalistici che sarebbero fonte d'ispirazione per i sommi cantori del mondo onirico, dai poeti Coleridge e Macpherson ai pittori Turner o Goya.
Così, invece di immergersi in una natura gotica, selvaggia, dominante e fenomenica, la gente mette in discussione l'Anas, i suoi cantieri interminabili, la monocorsia fra gli svincoli di Gioia Tauro e Villa San Giovanni, la Statale 18 sommersa dalle frane a ogni goccia di pipì del cielo. Si paventano costruzioni di strade sopraelevate, trafori delle montagne, si denunciano le presunte carenze di un sistema viario non all'altezza delle pretese turistiche del territorio. Trainati dall'ira scaturita da rallentamenti perenni, chiusure al traffico veicolare e tempi di percorrenza prolungati a dismisura, i cittadini di Bagnara o Scilla hanno ormai perso di vista l'unico rimedio possibile.
Se proprio si intendesse rinunziare a cotante meraviglie paesaggistiche, preferendo i collegamenti sicuri allo spettacolo della furia degli elementi, non servirebbero le grandi opere pubbliche, una gestione coscienziosa dei cantieri stradali e autostradali, i monitoraggi di costoloni, costolette, dorsali e addominali.
La gente non comprende che l'unico modo per risolvere il problema della viabilità è far smettere di piovere. Tutta colpa dell'evidente cambiamento climatico in atto: non pioveva quasi mai, ora piove sempre, certo che cadono le frane!
Invece di inviare mail di protesta all'Anas o alla Prefettura, anziché segnalare la situazione di emergenza ai mezzi di informazione nazionali, non si potrebbero ingaggiare sciamani, stregoni o fattucchieri in modo da provocare, tramite la corretta esecuzione di balletti e maledizioni rituali, un prolungato stato di siccità?
Come spesso accade da queste parti, si fa tanto rumore per nulla, quando poi la soluzione è sempre sotto i nostri occhi, anzi, sotto i nostri piedi. Basterebbe raccogliere una delle centinaia banconote da cinquanta euro che raffigurano i competentissimi maghi locali, contattarli, e poi attendere – dopo le varie «malanove», piattini con l'olio, formule, incantesimi e imprecazioni del caso – i primi raggi di sole a illuminare la strada del viandante diretto a Reggio Calabria.

Illustrazione: C.D. Friedrich, “Viandante sul mare di nebbia” (1818), Amburgo, Kunsthalle.

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