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lunedì 20 settembre 2010

Il ritardo, l'incontro e la fine della quiete: Nietzsche accusato nuovamente di fascismo

di Salvatore Bellantone

Non era un giorno come tanti altri. Mi trovavo alla stazione ferroviaria in attesa di un treno che mi riportasse a casa in soli venticinque minuti di viaggio, come di consueto. Ma il treno non arrivava. Quello delle 10:02 cancellato. Il successivo delle 10:45 soppresso pure. Quello delle 11:40 ritardava di mezzora ma appena fattesi le 12:10 il ritardo si era incrementato prima di cinquanta minuti, poi di altri trentacinque minuti. Fortunatamente, come si suol dire, quel giorno “mi ero svegliato col piede giusto” e attendevo pazientemente che il mio destino ferroviario si realizzasse, in compagnia del solito libro da viaggio. Per la cronaca: Moby Dick di Herman Melville. Alle 13:30, finalmente, il mio destino mi si stava per svelare. Arrivato il treno, sospesi la lettura. Salito a bordo (il treno si era svuotato del tutto), cercai il posto più vicino per accomodarmi e – non so se per volontà di un dio, di un diavolo, del caso e del fato stesso – fui attratto da un posto occupato soltanto da un quotidiano abbandonato. Si trattava del Corriere della sera di lunedì 6 settembre 2010. Lasciando Achab al momento in cui “non battezza” il suo nuovo rampone per la caccia alla Balena Bianca, cominciai a sfogliare il giornale e a leggere le notizie che più m’incuriosivano. Poco dopo il treno partì – dopo ben tre ore e mezza di attesa, dovute alle recenti alluvioni che hanno colpito il Sud – e non avevo più la possibilità di sfuggire al mio destino. Ero solo con Lui… e con il Corriere. Durante il viaggio, tra un articolo di politica, di economia e qualche annuncio pubblicitario, mi cadde l’occhio su un trafiletto intitolato Nietzsche, profeta senza enigma di Armando Torno, sormontato dalla dicitura “Lo «Zarathustra» di Sossio Giametta”. Ebbene, cari lettori, come recita un detto comune locale, “sta buono uno finché vuole un altro”. Fine della quiete: il problema è che Nietzsche non sta buono mai, manco morto, ed è costretto a rigirarsi nella tomba.
Dopo una veloce presentazione di una nuova edizione di Così parlò Zarathustra, edita dalla Bompiani, a cura dello stesso Giametta; dopo una rapida ricapitolazione del pensiero di Nietzsche, il trafiletto si conclude con le parole: “Nietzsche non fu il precursore ma il costruttore del cuore del fascismo”. Personalmente, non capisco se questa frase è una provocazione, dunque un’astuzia letteraria (al fine di pubblicizzare Giametta, la nuova edizione dello Zarathustra da lui curata o Torno) oppure se è frutto della stupidità. Almeno, vorrei capire chi ne è l’autore: se è da attribuirsi a Giametta, cioè di chi si occupa del pensiero di Nietzsche da oltre cinquant’anni, la frase in esame risulta vergognosa; se invece è da assegnarsi a Torno, beh, in questo caso, caro Torno, mi permetto di dire che l’ignoranza è una cattiva bestia, non solo per lei ma soprattutto per l’intero mondo scolatico-accademico italiano. Non sarebbe l’ora di iniziare a insegnare nelle scuole e nelle università che Nietzsche non fu il filosofo del fascismo?
A distanza di quasi settant’anni di studi critici e specialistici del pensiero e dell’intera opera nietzscheani, come si fa a ritenere tuttora Nietzsche un fascista? Perché che altro significa affermare che Nietzsche non è il precursore ma “il costruttore del cuore del fascismo” se non questo, e cioè che Nietzsche era un fascista? E poi che cosa s’intende nell’articolo usando il termine “fascismo”? Il fascismo italiano (mussoliniano)? O il nazismo (per il fatto che quest’ultimo è una forma di fascismo)? O tutti e due?
Il fascismo è un movimento politico la cui vocazione è la concretizzazione di un regime caratterialmente totalitario, i cui confini inizialmente coincidono con i limiti territoriali di uno Stato perché fungono da chiave preparatoria del suo volto imperialistico-planetario. L’indole del fascismo, infatti, è l’attuazione del dominio di un uomo solo su tutto il globo. Il fascismo prende vita in Italia nel 1919 ad opera di Mussolini e il nome deriva dal “fascio littorio”, simbolo del potere dell’antica Roma, una chiara immagine che la concezione politica cui il fascismo si ispira è quella dell’Impero Romano. Con il termine “fascismo” si è soliti definire movimenti e regimi politici analoghi al fascismo italiano, “analoghi” in quanto, direttamente e non, si sono ispirati a questo. Per ricordarne alcuni, basti pensare all’Estado Novo di Salazar in Portogallo; alla Falange spagnola di Franco in Spagna; all’Unione nazionale norvegese di Quisling in Norvegia; e, naturalmente, al Nazionalsocialismo tedesco di Hitler in Germania. Il fascismo italiano fu un movimento privo di una vera e propria ideologia fino al 1925, anno in cui Gentile scrisse il Manifesto degli intellettuali del fascismo, una prima sistematizzazione dell’ideologia fascista. Gentile si ispirò ad Hegel (passando per Spaventa) e a Marx.
Nietzsche morì fisicamente nel 1900 ma mentalmente nel 1889, quando lo colse la pazzia. Prima di queste due morti, Nietzsche viaggiò molto e soggiornò più volte in Italia. Ma il tempo in cui ciò avvenne, naturalmente, è antecedente alla sua duplice morte – si trovava a Torino quando lo colse la pazzia – ed è estremamente lontano dal tempo della nascita del fascismo. Se bisogna parlare di un “costruttore del cuore del fascismo” e se proprio non si vuole guardare all’Impero Romano (che ne è soltanto l’ispiratore), si guardi a Gentile (ispiratosi a Hegel e a Marx) e non a Nietzsche il quale, per “forza di morte” e “a causa di una evidente distanza temporale”, non era in condizioni di costruire direttamente e volontariamente il cuore di questa ideologia. Se nella frase “Nietzsche non fu il precursore ma il costruttore del cuore del fascismo”, con il termine “fascismo” s’intende non quello italiano ma quello tedesco, dunque il nazismo (nazionalsocialismo); o se s’intende sia quello italiano sia quello tedesco e si afferma “silenziosamente” che Nietzsche ha costruito indirettamente e involontariamente queste ideologie, allora le chiedo, caro Torno (o caro Giametta, nel caso in cui la frase in questione provenga da lei): è sicuro che tale affermazione corrisponda a verità? È sicuro che Nietzsche abbia costruito il cuore dell’ideologia fascista (italiana e tedesca), in modo indiretto e involontario? E se si sbagliasse? Se si provasse che non è proprio così (ed è già stato fatto, basti pensare per esempio ad Heidegger e a Penzo)? Che figura farebbe? Non sarebbe il caso di metter mano a un’errata corrige e di iniziare a pensare a Nietzsche al di là di destra e di sinistra?

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