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sabato 25 settembre 2010

No 'Ndrangheta: educare per combattere

di Natale Zappalà

Grande successo di pubblico per la manifestazione NO 'Ndrangheta tenutasi il 25 Settembre a Reggio Calabria. Iniziative come queste servono soprattutto a sensibilizzare l'opinione pubblica circa le reali intenzioni, da parte di tutti i calabresi, di combattere la malavita.
Un'occasione utile per catalizzare l'attenzione dei media nazionali sulla voglia di debellare la criminalità organizzata per poi estirparla definitivamente dalla regione.
Ciò, tuttavia, non basta. Una grande manifestazione, quale quella reggina, deve essere necessariamente supportata da un'opportuna convergenza di intenti e di comportamenti quotidiani alla quale ogni cittadino, nel proprio piccolo, possa ispirarsi.
La 'Ndrangheta non è costituita soltanto dagli atti criminosi più estremi e cruenti, ma da una serie di atteggiamenti e di mentalità spiccatamente criminosi che rappresentano un costante avallo alla sopravvivenza della malavita. In altre parole, le possibilità di sconfiggere la 'Ndrangheta dipendono dal cambiamento del modus vivendi tipico della maggioranza dei calabresi e dei meridionali in genere. Il cambiamento è il rimedio ottimale per prevenire la proliferazione delle mafie.
L'omertà è l'anticamera della 'Ndrangheta e di tutte le forme di associazionismo a delinquere. Eppure, ancora oggi, gran parte delle famiglie del Sud alleva i propri figli al silenzio, invitandoli sovente a coprire persino le marachelle dei bimbi in età scolare. Una piccola peste fa esplodere un petardo in aula: i compagni, evitando le accuse di “infamia”, tacciono il nome del colpevole alla maestra, che alla fine punisce tutta la classe con la nota di demerito. Coprire una colpa è sempre e comunque un atteggiamento criminoso, il preludio della mafiosità. Un esempio che, per altro, esemplifica il classico luogo comune riservato alla Calabria da parte di certi organi di informazione: “tutti i calabresi sono mafiosi”, poiché, al pari degli scolari summenzionati, non accettano di isolare ed emarginare i trasgressori; non è giusto né scientifico etichettare, d'accordo, ma questa è la realtà dei fatti, e fare sterile demagogia serve a poco.
Si bandisce un concorso pubblico al Sud: inizia dunque, fra i partecipanti, la ricerca spasmodica di amici, compari, cugini, conoscenti, al fine di sorpassare in graduatoria ed assicurarsi il posto in barba alla legge ed alla meritocrazia. Poi chi ha fatto il favore ne esige uno a sua volta, magari facendo votare la famiglia e gli amici del beneficiato per il suo partito alle prossime elezioni. Questo è clientelismo, anch'esso prefigurazione e favoreggiamento della mafia.
Esiste una norma x che vieta l'azione y. Ebbene, specie nel Mezzogiorno, il numero delle infrazioni alla regola x sarà sempre un multiplo di y divisibile per un milione. Ma le violazioni della legge, sia pure il semplice rispetto del divieto di sosta, non sono forse reati che deturpano la coscienza civica? E la mafia non abbonda laddove il senso civico latita?
Insomma, la malavita organizzata prospera nel Meridione perchè nel Meridione, in misura maggiore rispetto ad altre realtà italiane, persistono mentalità e comportamenti affini e consenzienti alla criminalità: omertà, clientelismo, coscienza civica inesistente, insofferenza alle leggi.
Sfido chiunque dei lettori a non riconoscersi in alcuno dei casi citati supra. Le eccezioni, se ci sono davvero, confermano la regola per questioni statistiche.
La verità è che siamo tutti (compreso chi scrive) collusi con la 'Ndrangheta, per costumi e cultura ben radicati in ognuno di noi. Ecco perché l'unico modo per combatterla è EDUCARE, insegnare ai propri figli che:
  • coprire un reato è un crimine, denunciare i colpevoli, in tutti i casi, non significa essere “spie” o “infami”, bensì tutelare l'interesse collettivo della cittadinanza.
  • Il “compare” è colui che battezza, cresima, fa da testimone agli sposalizi, oppure si tratta di un semplice appellativo con cui ci si rivolge all'amico od al compaesano. Il “compare” non è quel lestofante che presta favori a buon mercato; per il resto, si “compare” fino alla curva, dopo di ciò, si s-compare dalla visuale.
  • Ogni raccomandazione costituisce un dolorosissimo calcio nel sedere a chi vale di più, e rende più ardua la ricerca di opportunità di lavoro per i giovani meritevoli.
  • Rispettare la legge risulta il metodo più valido e veloce per assicurarsi che anche gli altri lo facciano. Sull'esempio si costruisce la virtù dei posteri.
    Occorre EDUCARE e DIVULGARE, se davvero desideriamo cambiare, se davvero auspichiamo che il bellissimo 28 settembre reggino non rimanga lettera morta.

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